RUBRICULT: QUANDO CORRE NUVOLARI
QUANTO CORRE NUVOLARI!
‘Quando corre Nuvolari’ ripercorre la gesta e le vicissitudini personali del leggendario pilota mantovano lungo la sua trentennale carriera nella prima metà del ‘900.
La passione sportiva è sicuramente difficile da spiegare a parole. Le imprese dei propri idoli smuovono sentimenti travolgenti e complessi, tanto che riuscire a ridurre a un solo concetto la ragione di tale trasporto può apparire riduttivo. Nel caso di Tazio Nuvolari, per esempio, ci si potrebbe riferire allo straordinario numero di vittorie collezionate. Tra le più prestigiose se ne annoverano ben tre al Gran Premio d’Italia di Monza. Altri sottolineerebbero la sua incredibile longevità o la notevole versatilità che dimostrò nel mondo dei motori, sia a due che a quattro ruote.
La pellicola di Tonino Zangardi, però, ci fa capire quale fu la vera caratteristica che lo fece entrare nel cuore di milioni di italiani: il costante desiderio di spingere sé stesso e il proprio mezzo oltre i rispettivi limiti.
Nuvolari, il temerario
Nuvolari visse in quella dimensione in cui coraggio e spericolatezza si mescolano. Un esempio tra tutti la Mille Miglia del 1930 dove il Mantovano volante arrivò a spegnere le luci della propria automobile durante l’inseguimento notturno all’amico-rivale Varzi. Una folle azzardo paragonabile solo all’epicità della vittoria che ne conseguì. Nel racconto viene addirittura suggerito che il segreto del Campionissimo fosse che, a differenza dei colleghi, durante le corse ignorasse completamente la paura di morire.
I concetti di vita e morte, del resto, si intrecciano spesso nel film: il pilota rappresenta il movimento, per definizione vita. Allo stesso tempo, chi svolge questa professione mette costantemente a repentaglio la propria incolumità. Nuvolari riuscì sempre a salvarsi dai numerosi incidenti che gli capitarono: ciononostante, conobbe la morte nella forma più terribile: la scomparsa, a distanza di pochi anni, di entrambi i figli per malattia. Un pendolo costante tra vita e morte, una sorta di metafora della disciplina estrema in cui eccelleva.
Nuvolari nella cultura popolare
Il pilota mantovano è stato il primo a rendere veramente popolari le corse a motori. Con il suo inconfondibile ed emozionante stile di guida contribuì in maniera decisiva a rendere l’automobilismo uno sport di massa, capace di coinvolgere folle entusiastiche di tifosi.
Del resto proprio dall’Emilia – straordinaria fucina di innovazione tecnologica in questo campo – nacquero all’epoca alcuni tra i marchi più prestigiosi al mondo: Maserati, Pagani, Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Ducati. Il travolgente carisma di Nuvolari suggellò la superiorità della cultura automobilistica nostrana, capace di primeggiare sui rivali di tutta Europa. Anche per questo, a distanza di settant’anni dalla morte avvenuta l’11 agosto 1953, il suo nome viene celebrato come uno dei più grandi piloti di sempre.
La leggenda
Sebbene il Nivola fosse indubbiamente un soggetto intrigante, non era certo semplice riuscire ad attualizzarlo. In questo, la scelta della pellicola di utilizzare il bianco e nero risulta estremamente efficace: conferisce al personaggio un’aura di misticismo, rivestendolo di una patina di antico. Anziché rischiare di restituire un personaggio anacronistico, la trama si sviluppa nei racconti di un nonno, l’appassionato Alessandro Haber, al nipotino. Lo spettatore si ritrova quindi catapultato in una sorta di favola un po’ lontana nel tempo, proprio per questo ricca di fascino e di attrattiva.
Il risultato è il ritratto di una vera e propria leggenda, testimone di un passato in cui l’uomo al volante contava molto più del veicolo che guidava.