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IL FINE ULTIMO
‘Ultimo’ ricostruisce le indagini che nel 1993 hanno portato alla cattura del boss mafioso Totò Riina da parte del Capitano dei Carabinieri De Caprio.
Ultimamente si è assistito alla proliferazione di show televisivi e cinematografici i cui protagonisti appartengono al mondo della criminalità. Un tale punto di vista offre, per sua natura, spunti intriganti: una certa spettacolarità e la possibilità di ricreare situazioni inusuali e poco conosciute allo spettatore.
Il rischio, spesso oggetto di un reiterato dibattito della giustezza di queste rappresentazioni, è quello di idolatrare tali protagonisti, inducendo involontariamente a parteggiare per loro.
Con la visione di ‘Ultimo’, invece, non si corre questo pericolo. La miniserie in due puntate del 1998, per la regia di Stefano Reali, ci porta alla scoperta della cosiddetta operazione Belva: il piano di indagini che permise la cattura del più potente ed efferato capo della mafia siciliana.
L'uomo prima del carabiniere
Il taglio della pellicola, liberamente ispirata al romanzo Ultimo – Il Capitano che arrestò Totò Riina, è incentrato sui protagonisti della squadra capace di un simile risultato.
I personaggi sono introdotti e sviluppati sapientemente: anziché limitarsi a esaltarne i pregi, viene approfondito il loro lato più umano. I piccoli difetti non vengono nascosti bensì utilizzati per colorare la vicenda con il massimo della leggerezza possibile in uno scenario tanto serio e drammatico.
La narrazione riesce a cogliere entrambe le sfaccettature. In primo luogo sono carabinieri attenti, ligi e focalizzati sulla missione; ma non smettono di essere anche padri di famiglia, inguaribili donnaioli o ex ladruncoli convertiti alla legalità.
La combinazione tra questi due approcci contribuisce a ricreare nello spettatore un senso di vicinanza e, a tratti, tenerezza.
L'ambientazione
Il film si svolge inizialmente a Roma, dove i protagonisti tentano di incastrare uno dei sodali del boss Partanna (nome di fantasia per indicare Totò Riina), al fine di avvicinarsi sempre di più al loro obiettivo primario.
Nella Capitale, emblema del potere politico, Ultimo e la sua squadra dovranno fronteggiare non solo i rischi dovuti all’indagine, ma anche il velato ostruzionismo di alcuni superiori.
L’atmosfera di solitudine e accerchiamento viene accentuata al momento della partenza per Palermo.
La Sicilia (di cui abbiamo parlato anche relativamente a I cento passi) appare ai loro occhi come sconosciuta e ostile: si ritrovano in territorio nemico, contro un avversario invisibile e mortale. L’unica possibilità è resistere, ostinatamente.
Allo stesso tempo, si percepisce la frustrazione nel sapere che il latitante si muove liberamente all’interno del proprio territorio, così capillarmente controllato.
Una situazione che si verifica ancora oggi, a trent’anni di distanza, se si pensa al recente caso dell’arresto di Messina Denaro.
L'ultimo pensiero
Il film si concentra efficacemente nel restituire il senso di impotenza che accompagna le indagini della squadra: raramente un aiuto, ancora meno spesso un colpo di fortuna. Da questo elemento riusciamo a comprendere come il loro più grande merito risieda nell’eroica caparbietà che dimostrano progressivamente di possedere.
Il senso del dovere e, forse, l’istinto del cacciatore sono stati gli elementi che hanno permesso lo storico arresto eseguito dal Capitano De Caprio.
Nella convinzione che il suo soprannome non sia profetico.