FANTASIE ECOLOGICHE: WATERWORLD

GLI ABISSI CONSERVANO I RICORDI DI CIO' CHE E' STATO: WATERWORLD

Un film post-apocalittico su scenari oceanici del 1995, candidato al premio Oscar per il miglior sonoro: Waterworld, una rilettura del cinema di serie B, concepito su topoi tipicamente western.

Siamo in un futuro, in cui il mondo è ricoperto dalle acque e la terra ferma ormai ha il sapore di un mito o di una leggenda. La società è sprofondata nell’inciviltà più profonda.

Un eroe solitario, tormentato dalla propria diversità legata a mutazioni genetiche che lo fanno assomigliare a un anfibio e gli permettono di adattarsi alla nuova situazione ambientale, difende una donna, Helen, e sua figlia, Enola, appartenenti alla tribù degli Smokers, coloro che dominano il mare. Sono pirati in possesso di introvabili riserve di petrolio e sigarette, che utilizzano mitragliatrici e moto d’acqua.

Sulla schiena della bambina è tracciata la mappa per raggiungere la terra promessa di Dryland, una leggendaria terra rimasta “asciutta”.

 

La pellicola è diretta da Kevin Reynolds e al centro di tutto c’è Kevin Costner, impegnato nei ruoli di attore e produttore. Un budget stellare: 231,6 milioni di dollari. Waterworld è uno dei film più costosi della storia del cinema che non ha raggiunto il risultato sperato. Stando ai dati di Box Office Mojo, l’opera avrebbe incassato circa 264 milioni di dollari.

Waterworld è stato protagonista ai Razzie Awards 1996, in quanto candidato al premio per il peggior film dell’anno. Le nomination furono addirittura quattro: peggior film, peggior attore, peggior regista e peggior attore non protagonista (Dennis Hopper, che “vinse”).

Nonostante tutto, la pellicola ha motivi di interesse e un’aura di mistero particolarmente attrattiva.

Al cinema è stato possibile vedere solo un finale tagliato, di minor durata, in quanto Kevin Costner era convinto che un film di tre ore fosse impensabile. La sceneggiatura e il ritmo lo richiedevano, ma l’attore si è imposto: voleva evitare quanto successo con Wyatt Earp, pellicola del 1994 dalla durata di 190 minuti. Risultavano, a suo parere, film poco profittevoli. Così, l’attore licenziò il regista, in quanto non accettava tagli superiori a un quarto di quanto girato. Fece un “taglia e cuci” molto pesante, tanto che Joss Whedon, responsabile delle modifiche alla sceneggiatura, definì l’esperienza di Waterworld in questo modo:

 

                        “Uno degli interventi più difficili su una delle sceneggiature più brutte che abbia mai letto”.

 

La versione estesa della pellicola, andata in onda su ABC per la prima volta, include scene tagliate e inserite nuovamente dallo stesso Reynolds. Ci sono spiegazioni anche su elementi secondari. Le aggiunte – o prime scene girate – cambiano anche il finale, attribuendogli un altro significato. Infatti, l’addio di Mariner a Helen e Enola e l’intenzione di riprendere il mare assume tutto un altro significato.

 

Dryland non è altro che la sommità del Monte Everest, l’unico appiglio di terra rimasto nella Terra.
Il punto più alto dell’Everest si trova a circa 8850 metri sopra il livello del mare e quindi significa che le acque del nostro pianeta si sono alzate di 8000 metri. Perciò, soltanto gli abissi conservano i ricordi di ciò che è stato.

Ma cosa ha provocato questa catastrofe? Lo scioglimento dei ghiacciai. Un messaggio moderno, straziante e così attuale che fa venire i brividi. Un modo per riflettere sui cambiamenti climatici.

Un tema molto utilizzato, come in Punto di non ritorno – Before the flood di Leonardo di Caprio e Mad Max di George Miller, vincitore di moltissimi premi Oscar.